https://osservatoriolavoro-unipd.it/figure-professionali/mediatore-culturale/ 02/06/2025 21:30

Dove e come lavora

Il Mediatore Culturale o Mediatore Linguistico e Culturale si inserisce nell’Area Operativa in cooperative sociali (di tipo A) di qualsiasi dimensione che forniscono servizi socio-educativi, socio-assistenziali e socio-sanitari rivolti ad immigrati ed a minoranze etniche nelle quali strutture opera, sotto la direzione del Responsabile di Area e/o del Coordinatore di Servizio e/o del Responsabile della Progettazione (vedi la figura del Progettista).

Cosa fa

Il Mediatore Culturale è una figura che opera per favorire l’inserimento sociale e l’integrazione degli immigrati. Questa figura da un lato offre consulenza e aiuto agli immigrati per indirizzarli verso una completa integrazione nel Paese in cui si sono trasferiti, dall’altro dialoga con gli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni), con i servizi sociali e con le istituzioni in cui maggiore è la presenza di immigrati. L’obiettivo principale del mediatore culturale è, quindi, quello di rimuovere gli ostacoli culturali e favorire lo scambio e la comunicazione tra culture diverse.
Il Mediatore Culturale offre consulenza al singolo utente, alle famiglie ed alle associazioni di immigrati per aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà di vita e di lavoro. Opera su due piani di intervento: quello della mediazione linguistica e quello della mediazione culturale. In particolare, per quanto riguarda la mediazione linguistica opera come interprete traducendo documenti, comunicazioni e avvisi, oppure elaborando materiali di presentazione dei servizi in lingue diverse dall’italiano, mentre per quanto riguarda la mediazione culturale, conoscendo la cultura degli immigrati, può interpretarne i bisogni, fornendo risposte efficaci che permettano ai soggetti di comprendere la cultura, gli usi e i costumi italiani e le opportunità offerte dai diversi servizi pubblici presenti sul territorio, aiutando parallelamente le istituzioni ad avvicinarsi a loro. Gli immigrati potranno utilizzare le informazioni ricevute per ricercare una casa e un lavoro e per conoscere le modalità di accesso ai servizi sociali, sanitari, e così via.
Il Mediatore Culturale può, inoltre, affiancare l’équipe socio-sanitaria e socio-assistenziali nella definizione di terapie e procedure sanitarie compatibili con la cultura di provenienza dell’utente; supportare l’attività di assistenza ad avvocati, difensori d’ufficio e magistrati; valorizzare nelle scuole le differenti culture, di cui sono portatori i bambini appartenenti alle minoranze etniche. Può, inoltre, svolgere attività di formazione del personale italiano in servizio, che interagisce con gli stranieri.

Formazione

La figura del Mediatore Culturale è quasi sempre ricoperta da uno straniero/immigrato che per varie ragioni (lavoro, matrimonio, ecc.) si è perfettamente inserito nel paese di accoglienza o da una persona che ha un’esperienza di vita plurietnica. Tuttavia, tale figura professionale può essere ricoperta anche da un laureato in Mediazione Linguistica e Culturale (scuola di Scienze Umane, Sociali, e del Patrimonio Culturale) o da un laureato in un corso di laurea umanistica che abbia successivamente frequentato un corso di formazione post-laurea che rilasci una qualifica di mediatore culturale.
La formazione indispensabile resta, comunque, quella sul campo: aver condiviso determinate situazioni di disagio ed avere una cultura affine sono elementi essenziali per la creazione di un rapporto di fiducia.

Competenze tecniche

Deve conoscere usi, consuetudini e religione dei cittadini con i quali entra in contatto. Per poter ricoprire adeguatamente il ruolo, è necessaria un’esperienza di vita vissuta a cavallo fra due culture come, ad esempio, una migrazione, un matrimonio misto o una permanenza pluriennale in un paese da cui provengono i flussi migratori.

Competenze digitali e linguistiche

Il Mediatore Culturale deve avere un’ottima conoscenza della lingua italiana e sapere perfettamente almeno una delle lingue parlate dai gruppi etnici maggiormente rappresentati nel territorio in cui opera (arabo, cinese, francese, rom, ecc.).

Competenze trasversali, caratteristiche personali e disponibilità

Sul piano umano, deve possedere un’ottima capacità di relazionarsi con gli altri, buone doti comunicative, capacità di gestione e di risoluzione dei conflitti.

Per approfondire

Quaderno PHAROS n. 22/2015 “Attività e professionalità nelle cooperative sociali venete”